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Internet libera non è Far West

di John Tierney

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20 gennaio 2010

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«La stessa identica cosa si potrebbe dire se ci si introducesse nel sito di una banca per aggiungere dei soldi al proprio conto online: in problema in questo caso non è che si sta rubando a una persona in particolare, ma che si sta mettendo a repentaglio l'artificiale penuria che permette all'economia di funzionare come deve».
Lanier in passato è stato addirittura un sostenitore della pirateria, sostenendo che i suoi amici musicisti si sarebbero rifatti dei mancati introiti in altro modo. Di certo, alcuni musicisti hanno avuto un bel margine di guadagno vendendo magliette e biglietti per i loro concerti, ma è singolare quante delle iniziative che hanno consentito loro di guadagnare di più siano iniziate nell'era pre-digitale, e quanta della musica odierna sia un miscuglio o una rivisitazione della vecchia.

«È come se la cultura si fosse congelata prima ancora di diventare digitale e aperta, e tutti potessimo scavare nel passato alla stregua di soccorritori che scandaglino una discarica di immondizia», ha scritto Laniere. Oppure, volendo usare un'altra delle sue lugubri metafore, «le persone creative - i nuovi zoticoni - sono ormai diventate simili ad animali che convergono verso oasi sempre più piccole di vecchi media in un deserto sterminato e impoverito».
Per salvare le specie a rischio di estinzione, Lanier propone di rivedere l'ideologia della Rete, rivisitandone la struttura software e introducendovi innovazioni quali un sistema universale di micro-pagamenti. Liebowitz suggerisce invece una riforma più tradizionale per il cyberspazio: punire i ladri. La grande differenza tra la pirateria su Internet e i furti in casa - dice - è che le sanzioni per la pirateria sono minime e di rado applicate. Si aspetta che la gente continui a rubacchiare (e a razionalizzare i propri furtarelli) finché i vantaggi della pirateria continueranno a superare di gran lunga i costi.

In teoria, le forze dell'ordine potrebbero davvero scoraggiare la pirateria inasprendo le pene, ma sono consapevoli di un'altra cruciale differenza tra la pirateria online e i furti in casa: esistono molti più proprietari di casa che ladri, ma ci sono molti più consumatori di contenuti digitali che produttori.
Ne consegue che il problema assomiglia un po' a cercare di fermare una folla di saccheggiatori. Quando la maggioranza delle persone inizia a sentirsi in diritto d'impossessarsi delle proprietà e dei beni altrui, chi l'affronterà per fermarla?

Copyright 2010 The New York Times
(Traduzione di Anna Bissanti)

20 gennaio 2010
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